Ritratti di città

Antonio Idini incontra la fotografia di paesaggio, a metà degli anni ’90, dopo circa un  decennio  di professione  come fotografo del patrimonio artistico.  Da allora affianca alla professione  la ricerca sul paesaggio contemporaneo.

Nella sua indagine fotografica sul territorio persistono alcune regole costanti:  la descrizione analitica non-retorica,  la fotocamera fissata, rigorosamente  in bolla, sul treppiede e la rottura del comune ordine gerarchico dei luoghi osservati che lo porta a una democratizzazione dello sguardo.
 
Idini non giudica, nella sua esplorazione non ricerca la “bellezza”, da contemplare o esaltare, per trarne una “bella” immagine, né la “bruttezza” da criticare o denunciare con un’immagine “forte”, ma si sofferma, per dirla con Gianni Celati, sul “disponibile quotidiano”.  
 
I ritratti delle facciate dei palazzi vanno oltre la semplice rappresentazione dell’oggetto in sé, non sono foto di quel palazzo, ma da quel punto di vista, a quella distanza, con quella luce, con quella inquadratura, sono oggetti fotografici che guardano a quelle forme.
 
La mostra, che si inaugura il 6 giugno,  la prima personale, a Roma,  in una galleria d’arte, è una selezione tratta da un capitolo, non ancora concluso, di un lavoro più ambizioso: ATTR (Archivio Trasformazione Territorio Roma), che si propone di osservare e documentare, in modo non esaustivo, ma necessariamente arbitrario e selettivo, il paesaggio nell’area metropolitana romana.

Le fotografie esposte, in virtù del loro “stile documentario”, che caratterizza il modo di guardare dell’autore, offrono un’osservazione attenta delle forme che costituiscono la città o, per dirla con Koolhaas, la “non più città” e sono anche un tentativo di trovare un senso nel vivere “dentro” la città.
 
L’autore evita la narrazione più o meno retorica di una storia, il ”progetto” di cui si conosce l’esito e dove il pensiero viene prima, ma esplora  in modo libero per conoscere, capire, ascoltare la città e sviluppare un pensiero sul processo fotografico; una ricerca di senso, sullo spazio in sé e sulla forma in relazione alla funzione.
 
 
Antonio Idini(1954), vive e lavora a Roma.  Nel 1982, dopo un corso di fotografia all’ICP di New York , inizia a fare esperienza come assistente nello studio del fotografo Araldo De Luca, a Roma. Nel 1987 fonda lo studio idini fotografia dove si occupa di arte, architettura, scavi archeologici, cantieri di grandi opere, restauri, trasformazione del territorio. Tra i committenti ci sono il Palazzo delle Esposizioni, la GNAM di Roma, le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Realizza tra il 2007 e il 2008 un servizio fotografico sulla costruzione del nuovo MACRO progettato da Odile Decq. Nel 2008/09, per l’Ufficio della Carta dell’Agro del Comune di Roma, realizza una campagna fotografica sull’archeologia industriale della città. Il suo nome è tra i crediti fotografici di centinaia di cataloghi di mostre e libri d’arte. Nel  2013 in Val Conca, partecipa al laboratorio di fotografia con Guido Guidi e alla mostra finale al MIT di Morciano di Romagna. Nel 2014, all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, partecipa al workshop con Guido Guidi nei luoghi del film di Michelangelo Antonioni “Deserto Rosso”. 
 Nel 2016 partecipa,  a Salto di Po, al laboratorio di indagine fotografica sul Delta del Po condotto da William Guerrieri “Another Landscape#2” . 
Nel 2017 nel  Museo Regionale Veneto della Bonifica di Cà Vendramin di Taglio di Po, mostra finale “New Lands”, dove, oltre alle opere e al libro di William Guerrieri, sono esposte le fotografie dei partecipanti al laboratorio “Another Landscape#2”. 
– Milano, Zeus Design Store, nell’ambito del Design Week 2017  mostra personale, curata da Denis Curti, “Romantico metropolitano” 
– Milano, Zeus Design Store, Intervento all’ incontro, a cura di Denis Curti, “Il futuro della città” 
– Pieve Tesino, partecipazione Summer School S.I.S.F. “Il libro fotografico, culture, progetti, professioni, pratiche”